Ossigeno e i giornalisti minacciati in Italia

Centinaia di giornalisti italiani che raccontano notizie sgradite al potere, a personaggi potenti, a violenti e criminali subiscono gravi abusi: aggressioni, minacce, intimidazioni, isolamento, querele pretestuosi. Raramente se ne parla sui giornali. Ma il fenomeno è molto esteso, quasi in tutte le regioni, ed è una delle cause per cui in Italia l’informazione giornalistica è solo parzialmente libera, come ha certificato Freedom House, uno dei più autorevoli istituti che verificano lo stato della libertà di stampa nei vari paesi.

Ossigeno per l’Informazione, l’osservatorio promosso dalla FNSI, ispirato alla storia di Giovanni Spampinato, racconta le loro storie che portano sulle tracce dei piccoli e grandi scandali italiani, alle verità che restano nascoste perché raccontarle è rischioso, anche per i giornalisti. Chi sono. Cosa hanno scritto. Perché in Italia il lavoro dei cronisti è diventato più rischioso che negli altri paesi.

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Giovanni e la cronaca: E’ doveroso dire chiaramente come stanno le cose

Giovanni Spampinato concepiva il giornalismo come un servizio pubblico di informazione svolto dai giornalisti nell’interesse dei lettori, del loro diritto di essere informati con onestà e imparzialità dei fatti più rilevanti, anche a costo di contraddire versioni ufficiali e di comodo. Ha esposto questa convinzione in questo passaggio di un articolo:

…mentre molti, moltissimi, e tra questi anche persone vicine alla famiglia Campria, erano pronte a parlarne “in privato”, nessuno osava dirlo apertamente. L’Ora ha ritenuto non solo giusto, ma doveroso dire chiaramente queste cose, anche per provocare delle reazioni, perché fosse fugato ogni dubbio sulla magistratura, perché i cittadini tornassero ad avere fiducia nell’indipendenza di giudizio dei magistrati…

G.Spampinato su L’Ora, 3 agosto 1972

Torna in scena il dramma teatrale sul cronista di Ragusa

Ragusa, 6 feb 2012 – Torna in scena dopo quattro anni “Il Caso Spampinato”. L’inchiesta drammaturgica di Danilo Schininà e Roberto S. Rossi ricostruisce le inchieste del giornalista dell’Ora assassinato a Ragusa quaranta anni fa. Dopo Ragusa, dove sarà rappresentato il 3 marzo al Cinema Lumiere, e Catania (in scena all’Università il 13 marzo) lo spettacolo andrà a Bologna (probabilmente il 20 marzo) e poi in tourneé in Belgio: il 22 marzo a Borgerhout, il 24 a Lovanio (data probabile), il 25 a Brugge (Meersenhuis), il 26 a  Bruxelles, il 27 a Sint-Niklaas (Museumtheater), il 28 a Gent (Intercultureel Centrum De Centrale), il 30 ad Anversa (Theater Het Klokhuis). Continua a leggere

I dannati della memoria. La società e le vittime innocenti

L’intervento di Alberto Spampinato *

“…Rendere accessibili in modo unitario gli articoli dei giornalisti uccisi è la cosa più importante da fare ed è ciò che non si riesce ancora a fare…”.

NARNI, 20 aprile 2012 – Il Senato Romano applicava ad alcuni condannati illustri una pena crudele: la cancellazione della memoria. Nei nostri codici, per fortuna, questa pena non esiste. Ma la damnatio memoriae viene inflitta lo stesso, tacitamente e in un modo ancora più crudele: non a chi è stato dichiarato colpevole di qualcosa, ma a chi è stato vittima innocente della violenza, della criminalità, dell’ingiustizia, a chi è stato ucciso mentre svolgeva una funzione di pubblico interesse per la collettività, a persone che le istituzioni sociali dovrebbero ricordare, onorare, celebrare pubblicamente.

Molto spesso il compito e il peso di ricordare pubblicamente queste vittime è lasciato ai familiari, agli amici, ai conoscenti, a gruppi di cittadini che devono lottare che devono vincere ogni volta la disattenzione generale, che lottano con pochi mezzi contro la lenta ma inesorabile azione del tempo che cancella i ricordi, fa uscire di scena i testimoni diretti, riduce gran parte delle vittime a nomi senza storia.

La disattenzione pubblica non nasce dal nulla. Per una prassi crudele, gli assassini suscitano sempre più interesse degli assassinati, e perciò a loro la cronaca dà infinitamente più spazio. Quasi sempre i nomi degli assassini sono più noti di quelli delle loro vittime. Nel format narrativo, i familiari delle vittime non hanno nessuno spazio, il loro punto di vista è spesso trascurato. La società dovrebbe correggere questa barbarie che spesso si riflette in presenze televisive, nel contenuto di  libri ed opere televisive  e cinematografiche in cui le vittime sono solo uno spunto narrativo, e perciò la loro immagine è spesso piegata con disinvoltura alle esigenze narrative. Continua a leggere

Riapre Sala Stampa Giovanni Spampinato

Spiegazioni e commenti

Ragusa, 7 maggio 2012 – All’interno del Palazzo della Provincia di Ragusa è stata riaperta la sala stampa inaugurata nel 1995 e intitolata alla memoria di Giovanni Spampinato, il giornalista assassinato a Ragusa il 27 ottobre 1972. La sala, che abbiamo visitato, è in fase di allestimento.

Era stato Ossigeno per l’Informazione a segnalare, lunedì 30 aprile, che la Sala Stampa dedicata al giovane cronista de L’Ora di Palermo era chiusa. Mercoledì aveva fatto seguito la protesta della FNSI e giovedì la richiesta di riaprirla dell’on. Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea. Dopo queste prese di posizione, il Presidente della Provincia di Ragusa, Franco Antoci, ha annunciato l’apertura immediata della Sala Stampa Spampinato e ha confermato l’impegno suo e della sua Amministrazione di onorare la memoria del giornalista di Ragusa. Continua a leggere

“Offesa la memoria di Giovanni e nessuno ha reagito”

“In Sicilia mancano i pressuposti per ricordare Giovanni” ha detto il 3 maggio 2012, a Palazzo dei Normanni durante la cerimonia in ricordo dei giornalisti uccisi

di Alberto Spampinato – Roma, 4 maggio 2012 – Alla cerimonia che si è svolta, giovedì 3 maggio a Palermo, a Palazzo dei Normanni, in ricordo di tutti i giornalisti uccisi, alla presenza del presidente dell’Assemblea Regionale Francesco Cascio, avrei voluto parlare di mio fratello Giovanni Spampinato, giornalista dell’Ora ucciso barbaramente a Ragusa nel 1972 all’età di 25 anni. Avrei voluto parlarne, ma poi non l’ho fatto. Sono andato al microfono e ho detto: credo che in Sicilia, nella sua terra, non ci siano più le condizioni per ricordare degnamente Giovanni Spampinato.

Poi ho spiegato perché la penso così. Nei giorni scorsi, ho detto, è stato reso noto che proprio in Sicilia una istituzione pubblica ha offeso la memoria di Giovanni. Nessuno, in Sicilia, ci ha trovato da ridire. I giornali siciliani non hanno riportato la notizia. Nessuno vi ha fatto cenno neppure nel corso di questa cerimonia indetta proprio per onorare la memoria dei giornalisti uccisi. Quindi, ho concluso, ciò vuol dire che Giovanni può essere ricordato degnamente solo lontano dalla terra in cui è nato e dal luogo in cui gli è stata strappata la vita. Continua a leggere

Delitto Tumino. Condannato giornalista Corriere della Sera

In una ampia ricostruzione del 2008, Paolo Di Stefano ha espresso i suoi dubbi sul’efficacia delle indagini sull’omicidio dell’ingegnere Angelo Tumino, ucciso nel 1972 a Ragusa, un oscuro delitto per il quale non è mai stato processato nessuno. L’ex procuratore della Repubblica Agostino Fera, che condusse le indagini sommarie, ha reagito. Condannato anche l’allora direttore del quotidiano Paolo Mieli. Anche il corrispondente del giornale L’Ora Giovanni Spampinato criticò quelle indagini. Fu ucciso qualche mese dopo da uno dei sospettati

OSSIGENO – MILANO, 23 Giugno 2012 – L’ingegner Angelo Tumino fu ucciso a Ragusa quarant’anni fa. Le indagini girarono a vuoto. Nel 1972 il cronista dell’Ora Giovanni Spampinato sollecitò più volte gli inquirenti, prima di essere assassinato da uno dei sospettati di quell’omicidio. Per il misterioso omicidio Tumino le indagini si sono sempre svolte a carico di ignoti e infine, qualche anno fa, l’inchiesta è stata archiviata con un nulla di fatto. Come si comportarono gli inquirenti? Paolo Di Stefano ha criticato il loro operato in un ampio reportage pubblicato il 1 giugno 2008 sul Corriere della Sera. Per quelle critiche è stato denunciato per diffamazione e nei giorni scorsi è stato condannato dal Tribunale di Milano a versare 20 mila euro di danni al magistrato Agostino Fera, il pm che svolse le prime indagini sull’omicidio Tumino e che lo ha querelato. Insieme a Paolo Di Stefano è stato condannato il giornalista Paolo Mieli, che nel 2008 era il direttore del Corriere della Sera.

Il querelante aveva chiesto 350 mila euro di risarcimento. Il Pubblico Ministero, in udienza, ha chiesto l’assoluzione degli imputati. L’autore dell’articolo aveva prodotto i documenti necessari per provare la verità dei fatti richiamati nel suo articolo. Inoltre aveva illustrato, in maniera puntuale, le modalità di redazione dell’articolo.

Le motivazioni della sentenza saranno rese note dopo l’estate. Paolo di Stefano e Paolo Mieli, assistiti dall’avv. Caterina Malavenda,  hanno intanto presentato domanda di appello.

RED www.ossigenoinformazione.it

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