Siracusa: convegno-dibattito sui rapporti giustizia-potere

Sul tema “Giustizia e potere: dove va la Magistratura” si terrà questa sera a Siracusa un interessante convegno-dibattito. L’iniziativa è stata presa dal circolo culturale “Elio Vittorini”.

Al convegno, che si svolgerà nei locali dell’Istituto del Dramma Antico, prenderanno la parola l’avv. Edoardo Di Giovanni, del comitato nazionale di lotta contro la strage di stato, difensore degli anarchici al processo Valpreda; l’avv. Giambattista Lazagna, comandante partigiano, medaglia d’argento della Resistenza; il dottor Luigi Saraceni, magistrato della sezione romana dell’Associazione Magistrati Democratici; il dottor Marco Ramat, segretario nazionale di “Magistratura democratica”. Presiederà i lavori l’on. Avv. Salvo Riela, membro della commissione giustizia della Camera.

L’incontro, a cui hanno dato la loro adesione i partiti politici antifascisti, sindacati, associazioni culturali, deputati nazionali e regionali e numerose personalità di varia estrazione politica, assume particolare significato nel momento in cui, mentre si sviluppa un duro attacco contro i lavoratori (800 operai sono stati licenziati nelle ultime settimane dalle ditte appaltatrici della SINCAT) la magistratura sembra intenzionata a prendere gravi iniziative contro i lavoratori disoccupati che alcuni mesi fa presero parte all’occupazione del comune.

Ne si è dimenticato a Siracusa che per le bombe in quello stesso mese di marzo, scoppiate numerose in città (l’attentato più grave fu quello contro la sede della CGIL, e solo per un caso non provocò una strage), le indagini della polizia si svolsero palesemente a senso unico; ignorando, cioè, totalmente i neo-fascisti locali.

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Ragusa: il prefetto revocherà il calmiere

RAGUSA, 15 set – Il “calmiere” sui prodotti ortofrutticoli sarà presto ritirato in provincia di Ragusa. Ieri il prefetto dottor Monaco ha dato assicurazione ad una delegazione della Confesercenti da lui ricevuta che esporta alla prossima riunione del C.P.P. la situazione di disagio che gli è stata prospettata.

Nella categoria rimane però forte inquietudine.

Il calmiere ha cominciato ad essere applicato nei Comuni di Modica, Scicli e Comiso circa venti giorni addietro. Da lunedì si è cercato di applicarlo a Vittoria, ma qui, come già negli altri centri, la risposta dei dettaglianti e degli ambulanti ne ha reso praticamente impossibile l’esecuzione.

Le assicurazioni del prefetto alla delegazione della Confesercenti (di cui facevano parte, oltre al segretario provinciale Salvatore Leonardi, i piccoli commercianti dei più importanti centri della provincia) vengono giudicate positivamente dalla Confesercenti, che però mantiene lo stato di agitazione della categoria fino alla definitiva conclusione della vertenza.

Il presidente provinciale della Confesercenti ha espresso la soddisfazione per il primo positivo risultato raggiunto dalla giovane organizzazione. “L’associazione commercianti è stata totalmente assente in questa lotta – ha dichiarato Spampinato – dimostrando, se ve ne fosse stato ancora bisogno, che essa difende gli interessi dei grossi commercianti, dei grossisti e degli speculatori, mentre inganna i piccoli e medi commercianti ad essa associati.

Risolto il problema del calmiere, possiamo ora affrontare problemi non meno seri e complessi: continuare la lotta ai supermercati che da alcuni mesi, con la complicità di talune autorità, tentano l’invasione dei più grossi centri della provincia, minacciando l’esistenza di centinaia di piccoli esercizi, e la ristrutturazione della rete commerciale, che secondo noi deve avvenire, anche nell’interesse del consumatore, in forma cooperativistica”.

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Per il PRG scontro in consiglio

IRAGUSA, 14 set – Il Piano Regolatore Generale di Ragusa torna in consiglio comunale. E vi torna preceduto da rinnovate, accesissime polemiche. L’importante riunione si terrà nei prossimi giorni (come al solito alla convocazione si è giunti solo per iniziativa dell’opposizione, che ha raccolto le 14 firme necessarie per imporre al tripartito DC, PSDI, PRI l’aperto confronto sul PRG: in oltre un anno di vita del nuovo consiglio, non si ricordano sedute convocate dalla maggioranza, che continua ad agire come una giunta-ombra).

Il Piano Regolatore che è stato rinviato all’Assessorato regionale allo Sviluppo economico corredato dalle “osservazioni” previste dalla legge ha però poco a che vedere con quello che passò oltre un anno fa, e che fu giudicato favorevolmente anche dalla opposizione di sinistra. Le “osservazioni” più vistose riguardano le zone di espansione. In pratica, si “consiglia” di cambiare completamente direttiva di marcia nello sviluppo dei nuovi quartieri residenziali, e di costruire su aree che nel Piano approvato risultavano dover essere riservate a verde agricolo.

La maggioranza ha tentato di minimizzare la portata della strabiliante metamorfosi. I consiglieri comunisti non sono stati però dello stesso avviso; e sono saltati fuori i retroscena di una vicenda che ha tutte le caratteristiche di un grosso scandalo. Portavoce qualificati della maggioranza tentano di confondere le acque parlando si di “giallo”, ma tralasciando di parlare delle responsabilità e degli interessi che stanno sotto.

Le cose, come ha candidamente confessato gente bene informata, sono andate in questo modo. A tutti coloro che premevano per ottenere modifiche del Piano si diceva di rivolgersi a Palermo, dove il Piano si trovava all’esame dell’Assessorato. A Palermo, tutti quelli che potevano contare su appoggi consistenti sarebbero stati quindi accontentati, e il PRG, nel giro di qualche mese, avrebbe in tal modo cambiato totalmente volto.

È solo una chiave di interpretazione degli avvenimenti, ma non priva tuttavia di attendibilità, dato che fra i proprietari delle aree che dallo strano spostamento della vasta zona di espansione si trovano favorite (da “verde agricolo” o da aree espropriabili a prezzo agricolo si passa di colpo ad aree su cui si può costruire con una elevata densità volumetrica, e da poche centinaia di lire per metro quadrato a parecchie migliaia di lire) sono quelli di persone che hanno parecchi (e ben quotati) “santi in paradiso”, e anche di membri o familiari di membri, della maggioranza. Lo scandalo, come si vede, pare proprio che ci sia. Anche se – ed è naturale – si tenta di dare alla cosa la solita soluzione, fatta di equivoci e dilazioni: si dice e non si dice, si prende tempo, si mettono in atto colpi di mano.

La battaglia in Consiglio comunale si prevede dura. In particolare il Partito comunista ha preannunciato una linea intransigente, contro la speculazione che tenta la sua ultima carta. La lunga vicenda del Piano regolatore è stata caratterizzata dal continuo insorgere di simili tentativi di fare dello strumento urbanistico che per 30 anni regolerà lo sviluppo della città di Ragusa un’occasione di grossi affari per pochi ben individuati personaggi. La maggior parte di questi tentativi (valga fra tutti il caso delle zone di villeggiatura di Marina di Ragusa) sono però falliti per la decisa azione di denuncia svolta dalle sinistre.

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Albergo invece di industrie. A Modica sospesi i lavori

MODICA, 12 set – L’albergo a contrada Maganuco non si farà. I lavori iniziati dopo il rilascio della licenza di costruzione da parte del comune di Modica, sono stati sospesi in seguito alla visita dell’assessore regionale allo Sviluppo Economico Nicola Capria, che ha emesso ieri una nota al riguardo. Il sindaco (democristiano) di Modica, è stato invitato dall’assessore a recarsi a Palermo per esaminare l’intera documentazione riguardante il complesso alberghiero.

La vicenda dell’albergo in contrada Maganuco sembra così conclusa con una secca sconfitta di quanti, per meschini calcoli di corrente, avevano tentato di affossare il nucleo di sviluppo industriale che cade appunto nei territori dei comuni di Modica e Pozzallo, in contrada Maganuco. Ci sono volute le energiche prese di posizione del PCI, del PSI e dei tre sindacati per sbloccare una situazione che era divenuta scandalosa.

Il dilemma industria-turismo era spuntato fuori già alcuni mesi fa, quando si discusse la costruzione di un porto industriale che servisse l’intera provincia di Ragusa, e in particolare i nuclei di Ragusa, Pozzallo, Modica e quello previsto tra Comiso e Vittoria.

Allora lo scontro fu incentrato su argomenti che avevano insieme dell’“ecologico” e dello strapaesano. Da una parte il sindaco (democristiano) di Pozzallo minacciava una nuova Reggio Calabria nel caso che il porto si fosse costruito fuori dall’area del suo comune (ciò che voleva dire circa un chilometro di distanza dal centro urbano). (Quanto improbabili e demagogiche fossero le minacce della DC pozzallese lo dimostrano i fatti: tra i pozzallesi prevalse il buon senso rendendosi conto che ciò che interessa è che le industrie vengano, non importa se cento metri più ad est o più ad ovest).

L’argomento ecologico, sventolato nel momento in cui c’era chi attraverso l’ecologia voleva aprirsi la strada alla presidenza della Repubblica, basava le sue ragioni sull’inevitabile inquinamento che l’industria chimica (che è quella che, anche secondo le recentissime decisioni del CIPE, dovrà insediarsi nello zoccolo sud-orientale della Sicilia) provoca. Allora, sostenevano alcuni, diamo via libera al turismo, evitiamo qualsiasi insediamento industriale, e così salveremo l’ambiente.

Un discorso fatto naturalmente sulle teste delle migliaia di lavoratori disoccupati costretti ogni anno all’emigrazione.

Ma quanto poco interessassero a quei notabili le sorti dell’ambiente lo dimostrarono le violentissime polemiche all’interno della DC. Da una parte c’era chi, come l’on. Enrico Spadola, attualmente sottosegretario alla Sanità, sosteneva le ragioni dell’industria. E non a caso: l’on. Spadola è infatti il presidente del Nucleo di Sviluppo Industriale di Ragusa, e dal consolidamento del Nucleo si attende un’estensione del suo potere. Dall’altra parte altri notabili, con alla testa il già assessore regionale all’Agricoltura on. Vincenzo Giummarra, interessati unicamente a contrastare Spadola, il quale rischiava di diventare l’asso pigliatutto della DC ragusana, si misero a sostenere che non l’industria, ma il turismo poteva garantire lo sviluppo economico della provincia.

La licenza di costruzione dell’albergo, decisione gravissima in quanto il piano regolatore del grosso centro ibleo prevede senza possibilità di equivoci nella zona insediamenti industriali, è stato un estremo tentativo di forzare la mano, rendendo vani gli sforzi finora fatti per dare anche un futuro industriale alla provincia.

Il ricatto del sindaco di Modica e delle correnti democristiane a cui egli si appoggia non è passato soprattutto perché i sindacati ed i partiti socialista e comunista hanno preso decisamente posizione contro la speculazione.

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Convegno a Siracusa su giustizia e potere

Venerdì 15 settembre alle ore 18,30 si terrà a Siracusa (Salone della Camera di Commercio) ad iniziativa del circolo culturale “Elio Vittorini” un convegno-dibattito sul tema: “Giustizia e potere: dove va la magistratura”. Relatori: l’avv. Edoardo Di Giovanni, difensore degli anarchici al processo Valpreda, del Comitato nazionale di lotta contro la strage di Stato; l’avv. Giambattista Lazagna, comandante partigiano, medaglia d’argento della Resistenza; il dott. Giuseppe Petitto, magistrato, presidente del circolo “Il cammino” di Vibo Valenzia e della “lega dei diritti dell’uomo”; il dott. Luigi Saraceni, magistrato segretario della sezione romana dell’Associazione Magistrati Democratici; il dott. Marco Ramat, magistrato, segretario nazionale di “Magistratura Democratica”.

Presiederà i lavori l’on.le avv. Alberto Malagugini.

All’importante iniziativa hanno assicurato la loro adesione partiti politici, sindacati, deputati nazionali e regionali, magistrati, avvocati, uomini di cultura. La scelta di Siracusa per questa conferenza-dibattito è particolarmente significativa: nei mesi scorsi a Siracusa si è sviluppata con estrema violenza la provocazione fascista, con gravi attentati. In quell’occasione e per tutti gli episodi di violenza politica degli ultimi tempi, la polizia, invece di rivolgere la sua attenzione sui neofascisti locali (alcuni dei quali, oggi esponenti a livello nazionale del MSI, vantano la passata appartenenza ad Ordine Nuovo e l’amicizia di Pino Rauti, incriminato per la strage di Piazza Fontana) ha mostrato una preoccupante tendenza a svolgere indagini a senso unico nella direzione della cosiddetta sinistra extraparlamentare.

La formula non è nuova, e in altre città ha portato ad iniziative di cui dopo si è scoperta la natura.

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Scioperano contro il calmiere i dettaglianti di vittoria

VITTORIA, 11 set – Negli stands del mercato di Vittoria, frutta e verdura oggi sono rimaste quasi completamente invendute. C’è stata solo qualche contrattazione con ambulanti e piccoli commercianti della vicina provincia di Caltanissetta.

La protesta dei dettaglianti e degli ambulanti è scattata non appena si è tentato di applicare anche qui il “calmiere”. Per il provvedimento prefettizio, la cui applicazione già a Modica, Scicli e Comiso ha dato origine, a vivissimo malcontento fra i piccoli commercianti, i quali hanno attuato lunghi scioperi (otto giorni a Modica e Scicli, 48 ore a Comiso), non si prevede vita facile neanche a Vittoria. I dettaglianti e gli ambulanti, nel corso di una improvvisata e animata assemblea, che si è tenuta in mattinata, hanno manifestato la decisione di proseguire nella protesta e di non recedere sinché il calmiere non sarà completamente ritirato. Da domani lo sciopero dovrebbe portare al blocco completo del mercato e alla paralisi di ogni contrattazione.

È in corso, mentre telefoniamo, una manifestazione per spiegare alla cittadinanza i motivi dell’agitazione e per sollecitare una presa di posizione delle autorità.

Quello di Vittoria è forse il test definitivo in provincia di Ragusa: il mercato ortofrutticolo vittoriese è il centro di un gran numero di contrattazioni soprattutto dei prodotti della terra che interessa una vasta cerchia che oltrepassa i confini provinciali.

I piccoli commercianti e gli ambulanti fanno notare che è assurdo chiedere loro di applicare un provvedimento fiscale che riduce sensibilmente il già esiguo margine di guadagno. Intanto a Ragusa anche oggi l’applicazione del calmiere è stata rinviata. Anche nel capoluogo i dettaglianti e gli ambulanti sono però in agitazione, pronti a non comperare, non appena scatterà il “calmiere”.

Giovanni Spampinato

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Vittoria in sciopero contro il calmiere

VITTORIA, 9 set – In previsione dell’imminente entrata in vigore anche a Vittoria del cosiddetto “calmiere”, i dettaglianti hanno proclamato per lunedì prossimo lo sciopero della categoria. La decisione è stata presa a conclusione di un’animata assemblea convocata dalla Confesercenti a cui hanno preso parte oltre un centinaio di piccoli commercianti e di venditori ambulanti.

Lunedì quindi il mercato ortofrutticolo di Vittoria resterà deserto, e le botteghe chiuse. Alla decisione di proclamare lo sciopero si è giunti quando si è visto che all’agitazione dei giorni scorsi (che ha interessato tutta la provincia) si è risposto da parte del prefetto non con la revoca del demagogico provvedimento, bensì con la decisione di estenderlo a quei comuni come Vittoria e Ragusa in cui l’applicazione del “calmiere” era stata rinviata.

Intanto lo stato di agitazione e la protesta dei dettaglianti prosegue con forza in tutta la provincia. Assemblee si sono tenute, per iniziativa della Confesercenti, in numerosi comuni, e altre sono annunciate per i prossimi giorni.

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Ragusa: Sequestri a ripetizione dei prodotti degli affittuari

RAGUSA, 8 set – La sezione speciale agraria del Tribunale di Ragusa ha ordinato, accogliendo le richieste di due proprietari di fondi rustici condotti ad affitto, il sequestro conservativo delle carrubbe prodotte nei fondi stessi.

Il raccolto è stato effettuato da braccianti, sotto la sorveglianza dei proprietari. Gli agrari hanno preteso che fosse fatto valere una sorta di privilegio feudale sui prodotti del “soprasuolo”; privilegio che era stato ritenuto ingiustificato dalla legge di riforma dell’affitto dei fondi rustici che assegnava all’affittuario i prodotti delle coltivazioni arboree.

Due articoli della De Marzi-Cipolla (così è nota la legge dal nome dei due presentatori, il primo democristiano, l’altro comunista, quelli riguardanti il metodo di determinazione del canone, sono stati recentemente dichiarati incostituzionali dalla Corte Costituzionale con una sentenza emessa il 28 luglio scorso. Ma la validità dell’intera legge è stata prorogata al 30 novembre prossimo. Per cui appare quanto meno affrettata la decisione di sequestro.

Provvedimenti simili sono stati presi da magistrati di Modica e di Ispica. A Modica il Presidente di quel Tribunale ha ordinato, per motivi cautelativi, il sequestro di un appezzamento di terra di proprietà di un affittuario. Il padrone del fondo in affitto considerava troppo esiguo il canone pagatogli in base alla nuova legge. A Ispica il vice Pretore ha ordinato due sequestri di carrubbe per motivi identici a quelli di Ragusa. Interessante quest’ultimo caso di Ispica. Il magistrato titolare di quella Pretura si conquistò tempo fa una fama a livello nazionale per avere sostenuto la incostituzionalità della legge De Marzi-Cipolla: nella sentenza di rinvio alla Corte Costituzionale le citazioni latine e i riferimenti giurisprudenziali si sprecavano.

Il compito di sostenere presso la Corte Costituzionale le ragioni degli agrari e di chiedere che a essi venisse permesso di continuare a sfruttare senza impedimento di sorta il lavoro dei loro affittuari fu assunto dall’avv. Beniamino Scucces, candidato al Senato per il MSI.

Ora, sintomaticamente, uno dei due affittuari che sono stati presi di mira dal provvedimento di sequestro è proprio il coltivatore diretto che fu parte in causa nel giudizio in cui il dottor Ignazio Santangelo, Pretore di Ispica, rinviò la legge alla Corte Costituzionale. In quella occasione sorprese non poco la disinvoltura con cui il magistrato si sentì in diritto di decidere su una materia che sembra non fosse di sua diretta competenza, ma della sezione speciale agraria. Ma oggi sorprende ancor di più la disponibilità della magistratura ad accogliere richieste degli agrari che fino a oggi essa si era mostrata riluttante a prendere in considerazione.

Certo in questa nuova determinazione influisce in misura decisiva il clima politico di restaurazione del governo Andreotti. La stessa decisione della Corte Costituzionale in merito alla legge dell’affitto è un esempio di questo mutato clima. A nessuno è sfuggito il carattere squisitamente “politico” di una sentenza che doveva apparire solo come tecnica. La decisione della Corte Costituzionale è stata accolta con amarezza dagli affittuari che per la legge di riforma hanno condotto le prime vere lotte di categoria della loro storia, comprendendo per la prima volta che altri erano i loro interessi, altri quelli degli agrari, ai quali interessava solo sfruttarli.

Impossibile quindi continuare nei rapporti di paternalismo da una parte e di sottomissione timorosa dall’altra: nella lotta per la riforma dell’affitto, che è durata a lungo e a Ragusa ha avuto momenti esaltanti, gli affittuari hanno riscoperto la loro dignità e la forza che deriva loro dall’essere uniti. Quando ancora la sentenza di incostituzionalità non era stata emessa, abbiamo parlato con molti affittuari, giovani e meno giovani. Tutti si sono dichiarati soddisfatti della nuova legge, qualcuno proponeva miglioramenti, tutti dicevano che era solo il primo passo, che molta strada restava da compiere. Un anziano affittuario diceva: “Troppo abbiamo sopportato, troppe sono state le ingiustizie, ora si comincia a riparare. Ma è solo una goccia in un mare senza fondo. Bisogna pensare alle trasformazioni, alle irrigazioni, alle strade, all’energia elettrica, alle stalle. Non è vero che ci arricchiamo con quello che risparmiamo sui canoni. Viviamo più dignitosamente, questo è vero. Ma quella di prima era forse una vita degna di persone civili? E ancora oggi, sono forse queste case in cui si può abitare?”.

A tutti chiedevamo per concludere: “E se la legge venisse revocata?”.

I più anziani scuotevano la testa, sorridevano increduli: “Certo sarebbe male. Noi resteremmo, perché è il nostro destino, perché non sappiamo fare altro, perché dobbiamo morire sulla terra. Ma i giovani…”.

I giovani erano meno increduli, sapevano che era possibile che i padroni riuscissero nel loro intento ricorrendo alla Corte Costituzionale, visti vani i tentativi di imporre una controriforma in Parlamento.

Certo – dicevano – per noi significa la fine, significa dovere abbandonare la campagna, emigrare. Come prima non ci torniamo”. Ora però la volontà di lottare e più viva che mai. La battaglia non è finita, gli affittuari sono decisi a condurla fino in fondo.

I proprietari lo hanno capito, e si mostrano piuttosto moderati. Le iniziative di aperta rappresaglia contro gli affittuari sono limitate, e la rivalsa è affidata il più delle volte ai Tribunali. Ma le cause intentate sono velenose.

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