Convegno a Siracusa su giustizia e potere

Venerdì 15 settembre alle ore 18,30 si terrà a Siracusa (Salone della Camera di Commercio) ad iniziativa del circolo culturale “Elio Vittorini” un convegno-dibattito sul tema: “Giustizia e potere: dove va la magistratura”. Relatori: l’avv. Edoardo Di Giovanni, difensore degli anarchici al processo Valpreda, del Comitato nazionale di lotta contro la strage di Stato; l’avv. Giambattista Lazagna, comandante partigiano, medaglia d’argento della Resistenza; il dott. Giuseppe Petitto, magistrato, presidente del circolo “Il cammino” di Vibo Valenzia e della “lega dei diritti dell’uomo”; il dott. Luigi Saraceni, magistrato segretario della sezione romana dell’Associazione Magistrati Democratici; il dott. Marco Ramat, magistrato, segretario nazionale di “Magistratura Democratica”.

Presiederà i lavori l’on.le avv. Alberto Malagugini.

All’importante iniziativa hanno assicurato la loro adesione partiti politici, sindacati, deputati nazionali e regionali, magistrati, avvocati, uomini di cultura. La scelta di Siracusa per questa conferenza-dibattito è particolarmente significativa: nei mesi scorsi a Siracusa si è sviluppata con estrema violenza la provocazione fascista, con gravi attentati. In quell’occasione e per tutti gli episodi di violenza politica degli ultimi tempi, la polizia, invece di rivolgere la sua attenzione sui neofascisti locali (alcuni dei quali, oggi esponenti a livello nazionale del MSI, vantano la passata appartenenza ad Ordine Nuovo e l’amicizia di Pino Rauti, incriminato per la strage di Piazza Fontana) ha mostrato una preoccupante tendenza a svolgere indagini a senso unico nella direzione della cosiddetta sinistra extraparlamentare.

La formula non è nuova, e in altre città ha portato ad iniziative di cui dopo si è scoperta la natura.

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Scioperano contro il calmiere i dettaglianti di vittoria

VITTORIA, 11 set – Negli stands del mercato di Vittoria, frutta e verdura oggi sono rimaste quasi completamente invendute. C’è stata solo qualche contrattazione con ambulanti e piccoli commercianti della vicina provincia di Caltanissetta.

La protesta dei dettaglianti e degli ambulanti è scattata non appena si è tentato di applicare anche qui il “calmiere”. Per il provvedimento prefettizio, la cui applicazione già a Modica, Scicli e Comiso ha dato origine, a vivissimo malcontento fra i piccoli commercianti, i quali hanno attuato lunghi scioperi (otto giorni a Modica e Scicli, 48 ore a Comiso), non si prevede vita facile neanche a Vittoria. I dettaglianti e gli ambulanti, nel corso di una improvvisata e animata assemblea, che si è tenuta in mattinata, hanno manifestato la decisione di proseguire nella protesta e di non recedere sinché il calmiere non sarà completamente ritirato. Da domani lo sciopero dovrebbe portare al blocco completo del mercato e alla paralisi di ogni contrattazione.

È in corso, mentre telefoniamo, una manifestazione per spiegare alla cittadinanza i motivi dell’agitazione e per sollecitare una presa di posizione delle autorità.

Quello di Vittoria è forse il test definitivo in provincia di Ragusa: il mercato ortofrutticolo vittoriese è il centro di un gran numero di contrattazioni soprattutto dei prodotti della terra che interessa una vasta cerchia che oltrepassa i confini provinciali.

I piccoli commercianti e gli ambulanti fanno notare che è assurdo chiedere loro di applicare un provvedimento fiscale che riduce sensibilmente il già esiguo margine di guadagno. Intanto a Ragusa anche oggi l’applicazione del calmiere è stata rinviata. Anche nel capoluogo i dettaglianti e gli ambulanti sono però in agitazione, pronti a non comperare, non appena scatterà il “calmiere”.

Giovanni Spampinato

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Vittoria in sciopero contro il calmiere

VITTORIA, 9 set – In previsione dell’imminente entrata in vigore anche a Vittoria del cosiddetto “calmiere”, i dettaglianti hanno proclamato per lunedì prossimo lo sciopero della categoria. La decisione è stata presa a conclusione di un’animata assemblea convocata dalla Confesercenti a cui hanno preso parte oltre un centinaio di piccoli commercianti e di venditori ambulanti.

Lunedì quindi il mercato ortofrutticolo di Vittoria resterà deserto, e le botteghe chiuse. Alla decisione di proclamare lo sciopero si è giunti quando si è visto che all’agitazione dei giorni scorsi (che ha interessato tutta la provincia) si è risposto da parte del prefetto non con la revoca del demagogico provvedimento, bensì con la decisione di estenderlo a quei comuni come Vittoria e Ragusa in cui l’applicazione del “calmiere” era stata rinviata.

Intanto lo stato di agitazione e la protesta dei dettaglianti prosegue con forza in tutta la provincia. Assemblee si sono tenute, per iniziativa della Confesercenti, in numerosi comuni, e altre sono annunciate per i prossimi giorni.

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Ragusa: Sequestri a ripetizione dei prodotti degli affittuari

RAGUSA, 8 set – La sezione speciale agraria del Tribunale di Ragusa ha ordinato, accogliendo le richieste di due proprietari di fondi rustici condotti ad affitto, il sequestro conservativo delle carrubbe prodotte nei fondi stessi.

Il raccolto è stato effettuato da braccianti, sotto la sorveglianza dei proprietari. Gli agrari hanno preteso che fosse fatto valere una sorta di privilegio feudale sui prodotti del “soprasuolo”; privilegio che era stato ritenuto ingiustificato dalla legge di riforma dell’affitto dei fondi rustici che assegnava all’affittuario i prodotti delle coltivazioni arboree.

Due articoli della De Marzi-Cipolla (così è nota la legge dal nome dei due presentatori, il primo democristiano, l’altro comunista, quelli riguardanti il metodo di determinazione del canone, sono stati recentemente dichiarati incostituzionali dalla Corte Costituzionale con una sentenza emessa il 28 luglio scorso. Ma la validità dell’intera legge è stata prorogata al 30 novembre prossimo. Per cui appare quanto meno affrettata la decisione di sequestro.

Provvedimenti simili sono stati presi da magistrati di Modica e di Ispica. A Modica il Presidente di quel Tribunale ha ordinato, per motivi cautelativi, il sequestro di un appezzamento di terra di proprietà di un affittuario. Il padrone del fondo in affitto considerava troppo esiguo il canone pagatogli in base alla nuova legge. A Ispica il vice Pretore ha ordinato due sequestri di carrubbe per motivi identici a quelli di Ragusa. Interessante quest’ultimo caso di Ispica. Il magistrato titolare di quella Pretura si conquistò tempo fa una fama a livello nazionale per avere sostenuto la incostituzionalità della legge De Marzi-Cipolla: nella sentenza di rinvio alla Corte Costituzionale le citazioni latine e i riferimenti giurisprudenziali si sprecavano.

Il compito di sostenere presso la Corte Costituzionale le ragioni degli agrari e di chiedere che a essi venisse permesso di continuare a sfruttare senza impedimento di sorta il lavoro dei loro affittuari fu assunto dall’avv. Beniamino Scucces, candidato al Senato per il MSI.

Ora, sintomaticamente, uno dei due affittuari che sono stati presi di mira dal provvedimento di sequestro è proprio il coltivatore diretto che fu parte in causa nel giudizio in cui il dottor Ignazio Santangelo, Pretore di Ispica, rinviò la legge alla Corte Costituzionale. In quella occasione sorprese non poco la disinvoltura con cui il magistrato si sentì in diritto di decidere su una materia che sembra non fosse di sua diretta competenza, ma della sezione speciale agraria. Ma oggi sorprende ancor di più la disponibilità della magistratura ad accogliere richieste degli agrari che fino a oggi essa si era mostrata riluttante a prendere in considerazione.

Certo in questa nuova determinazione influisce in misura decisiva il clima politico di restaurazione del governo Andreotti. La stessa decisione della Corte Costituzionale in merito alla legge dell’affitto è un esempio di questo mutato clima. A nessuno è sfuggito il carattere squisitamente “politico” di una sentenza che doveva apparire solo come tecnica. La decisione della Corte Costituzionale è stata accolta con amarezza dagli affittuari che per la legge di riforma hanno condotto le prime vere lotte di categoria della loro storia, comprendendo per la prima volta che altri erano i loro interessi, altri quelli degli agrari, ai quali interessava solo sfruttarli.

Impossibile quindi continuare nei rapporti di paternalismo da una parte e di sottomissione timorosa dall’altra: nella lotta per la riforma dell’affitto, che è durata a lungo e a Ragusa ha avuto momenti esaltanti, gli affittuari hanno riscoperto la loro dignità e la forza che deriva loro dall’essere uniti. Quando ancora la sentenza di incostituzionalità non era stata emessa, abbiamo parlato con molti affittuari, giovani e meno giovani. Tutti si sono dichiarati soddisfatti della nuova legge, qualcuno proponeva miglioramenti, tutti dicevano che era solo il primo passo, che molta strada restava da compiere. Un anziano affittuario diceva: “Troppo abbiamo sopportato, troppe sono state le ingiustizie, ora si comincia a riparare. Ma è solo una goccia in un mare senza fondo. Bisogna pensare alle trasformazioni, alle irrigazioni, alle strade, all’energia elettrica, alle stalle. Non è vero che ci arricchiamo con quello che risparmiamo sui canoni. Viviamo più dignitosamente, questo è vero. Ma quella di prima era forse una vita degna di persone civili? E ancora oggi, sono forse queste case in cui si può abitare?”.

A tutti chiedevamo per concludere: “E se la legge venisse revocata?”.

I più anziani scuotevano la testa, sorridevano increduli: “Certo sarebbe male. Noi resteremmo, perché è il nostro destino, perché non sappiamo fare altro, perché dobbiamo morire sulla terra. Ma i giovani…”.

I giovani erano meno increduli, sapevano che era possibile che i padroni riuscissero nel loro intento ricorrendo alla Corte Costituzionale, visti vani i tentativi di imporre una controriforma in Parlamento.

Certo – dicevano – per noi significa la fine, significa dovere abbandonare la campagna, emigrare. Come prima non ci torniamo”. Ora però la volontà di lottare e più viva che mai. La battaglia non è finita, gli affittuari sono decisi a condurla fino in fondo.

I proprietari lo hanno capito, e si mostrano piuttosto moderati. Le iniziative di aperta rappresaglia contro gli affittuari sono limitate, e la rivalsa è affidata il più delle volte ai Tribunali. Ma le cause intentate sono velenose.

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Prezzi. L’applicazione del calmiere rinviata a Ragusa e Vittoria

RAGUSA, 6 set – Di chi è la colpa se i prezzi aumentano? Dei bottegai, stando alle prese di posizione del governo. E le decisioni del governo sono state puntualmente applicate anche a Ragusa dal Prefetto, che ha emesso il cosiddetto “calmiere”.

Il provvedimento applicato già da una decina di giorni nei comuni di Comiso, Scicli e Modica, ha suscitato – e non poteva essere diversamente – la protesta dei diretti interessati, i piccoli commercianti, che si sono visti imposti dall’oggi al domani, margini di guadagno ridotti, sostengono loro, non permettono la sopravvivenza degli esercizi.

Da parte loro i consumatori, non meno interessati dei bottegai al problema, hanno mostrato comprensione per l’atteggiamento di questi ultimi. La considerazione più ovvia (ma non per questo meno giusta) è che se tutto rincara – e il governo sembra fare a gara con la grande industria, aumentando le tariffe di servizi essenziali come quello telefonico – da qualche parte anche i bottegai dovranno pur rifarsi.

Se un vestito costa il 10% in più di un anno fa, questi soldi non possono uscire che dalle tasche del consumatore. Quindi la soluzione sta più in alto, il controllo dei prezzi, rigoroso ed oculato, deve essere fatto all’origine, rompendo prima di tutto, la pesante ed anacronistica catena degli intermediari, che troppo spesso sono guidati da criteri di gestione puramente speculativi.

Queste considerazioni sono emerse nel corso di numerose ed affollate assemblee che si sono tenute in tutti i comuni, che sono state riprese con ricchezza di argomentazioni e di dati nei documenti della Confesercenti provinciale, che ha diretto la protesta della categoria.

La situazione oggi si presenta complessa. Il calmiere non è stato applicato in tutti i comuni. Per motivi diversi per esempio Ragusa e Vittoria hanno rinviato finora l’applicazione del provvedimento.

Da una parte si nota l’imbarazzo di imporre un rimedio che si sa impopolare quanto inutile, dall’altro la volontà di dare una risposta diversa, e positiva, al problema del carovita.

A Modica e Scicli i dettaglianti hanno sospeso uno sciopero che per otto giorni ha bloccato i mercati ortofrutticoli dei due grossi centri.

I bottegai non hanno comperato, i negozi sono rimasti chiusi o comunque sforniti di frutta e verdura. Nelle risoluzioni adottate ad unanimità dalle assemblee convocate si constata la compattezza della categoria e si definisce assurdo il provvedimento calmieristico che non risolve il problema dell’aumento del costo della vita.

A Comiso lo sciopero è durato 48 ore. In una risoluzione approvata al termine di una assemblea di esercenti e venditori ambulanti che si è tenuta nei locali della Confesercenti, rilevato che “il problema dell’aumento del costo dei prodotti ortofrutticoli è un fenomeno collegato con quello più generale dell’aumento del costo della vita, creato dall’impostazione della politica economica del governo, definisce “demagogico il provvedimento del calmiere sui prodotti ortofrutticoli tendente non ad abbassare i prezzi, ma a creare più vasta difficoltà nell’approvvigionamento dei prodotti e a scaricare le responsabilità dell’aumento dei prezzi sui dettaglianti esonerando i vari responsabili (rete parassitaria degli intermediari grossisti speculatori, importatori e monopoli)”.

Nel documento si affronta anche il problema del prezzo della carne: “i bovini da macello – si sostiene- hanno subìto un rincaro del 20,3 per cento all’ingrosso solo perché gli importatori (qualche

decina) controllando il mercato di importazione d ella carne hanno voluto aumentare sempre di più i loro grossi profitti”.

Nei comuni in cui il calmiere non è stato ancor applicato (è questo il caso del capoluogo), i piccoli commercianti sono in stato di agitazione, pronti a non comperare non appena il provvedimento dovesse diventare esecutivo.

Intanto si ha notizia di iniziative positive nel senso che sembra oggi l’unico in grado di garantire insieme la difesa del consumatore dalla rapina sul salario o sullo stipendio, e il piccolo commerciante nel suo diritto di una giusta remunerazione del suo lavoro.

A Vittoria l’amministrazione comunale, mentre si adopera per potenziare il “centro di acquisto” fra dettaglianti, operante già da alcuni mesi, è stata in questi giorni promotrice della costituzione di una analoga cooperativa di acquisto tra macellai. Associandosi per acquistare, i macellai possono praticare prezzi di gran lunga inferiori a quelli oggi praticati.

Modica: Per favorire l’amico albergatore l’area industriale diventa turistica

MODICA, 30 ago – Polemiche vivaci e decise prese di posizione ha provocato la decisione dell’amministrazione comunale di Modica (la Democrazia Cristiana ha nel consiglio la maggioranza assoluta) di permettere la costruzione di un albergo turistico in contrada Maganuco.

Maganuco, territorio di Modica, ma a poche centinaia di metri dal centro abitato del comune marinaio di Pozzallo, è da tempo al centro di accese discussioni. Dietro il campanilismo è fin troppo facile vedere concreti e cospicui interessi.

Prima si parlò del porto. “Maganuco” è stata da parecchi anni scelta come area su cui realizzare alcune iniziative industriali che permettessero l’occupazione di alcune migliaia di lavoratori. Occorreva un moderno sbocco a mare (la provincia è del tutto sprovvista di approdi, se si tolgono quelli per i piccoli pescherecci).

A lungo per il porto si adottò una tattica dilatatrice. In sostanza, dietro la discussione sulla localizzazione (se cento metri avanti o dietro, in modo che cadesse nel territorio di Pozzallo o in quello di Modica) e sulle caratteristiche (porto-isola o porto-bacino) c’era la volontà di rimandare tutto in modo da permettere alla speculazione di mettere piede a Maganuco.

Un personaggio soprattutto operò allora (come al solito) una serie di rocambolesche conversioni sostenendo disinvoltamente ora le ragioni dell’industria (alle cui sorti è direttamente interessato), ora quelle del turismo (verso cui non sembra meno sollecito).

Ora, mentre il CIPE decideva che nello zoccolo sud-orientale della Sicilia (province di Siracusa e Ragusa) dovevano sorgere industrie per 600 miliardi per una occupazione diretta di 6.000 lavoratori (150 miliardi e circa 1.500 posti di lavoro dovrebbero sorgere in provincia di Ragusa, nella zona appunto di Maganuco), il Comune di Modica concedeva disinvoltamente la licenza di costruzione per un albergo.

Chiari e inequivoci gli intenti speculativi del progetto. Tra l’altro, come fanno rilevare i deputati regionali Cagnes e Chessari, comunisti, in una interrogazione presentata all’assessore regionale allo sviluppo economico, gli amministratori di Modica hanno operato in difformità al Piano regolatore generale della loro città adottato nell’ottobre dello scorso anno. Da parte sua la Federazione del Partito socialista in un suo documento ricorda che “la scelta è stata già operata da tempo, nel momento in cui si è dato vita al Consorzio del Nucleo di sviluppo industriale di Ragusa e ci si è battuti per la realizzazione del porto di Pozzallo che presuppone un entroterra da attrezzare per la logica di ubicazione di insediamenti di carattere industriale”.

La Federazione socialista fa anche rilevare la speciosità dell’immancabile (e sospetto, in questo caso) appello alla salvaguardia dell’ambiente dagli inquinamenti: il complesso di chimica organica prevede infatti misure antinquinamento tali da tranquillizzare la popolazione.

La speculazione naturalmente non disarma, e cerca di adottare ancora quelle tecniche dilatorie che sono state fino ad oggi così efficaci da impedire serie e consistenti realizzazioni industriali.

La Segreteria provinciale della CGIL ha sollecitato l’intervento di tutti gli enti interessati al problema, facendo presente che “porterà avanti tutte le azioni atte a salvaguardare lo sviluppo occupazionale della nostra provincia”.

Nella loro interrogazione di cui si faceva prima cenno, gli on.li Chessari e Cagnes chiedono tra l’altro all’assessore “se non ritiene necessario procedere con estrema urgenza al riconoscimento dell’Area di Sviluppo Industriale del Ragusano e all’approvazione definitiva della Variante del Piano Regolatore al fine di salvaguardare gli interessi generali della collettività, sventare ogni manovra speculativa, e predisporre gli adempimenti preliminari per rendere effettivo l’insediamento in provincia di Ragusa delle attività industriali deliberate nel mese d’agosto dal CIPE”.

La ripresa politica autunnale vedrà il grosso problema di Maganuco al centro delle forze politiche ragusane. Si vedrà quali di queste forze, oltre a quelle che hanno già preso posizione, vorranno impegnarsi nella lotta per l’occupazione e lo sviluppo economico della provincia, e quante invece preferiscono rendere ancora un servizio alla speculazione privata.

Nei giorni scorsi ha visitato Maganuco l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Capria (socialista), che ha assicurato il suo interessamento perché i progetti del CIPE siano realizzati.

CAT

Ragusa: Accuse degli esercenti ai grossisti per il carovita

RAGUSA, 29 ago – Di chi è la colpa del vertiginoso aumento dei prezzi che in questo ultimo scorcio d’estate ha avuto una preoccupante impennata?

Secondo i prefetti, che d’altra parte ripetono fedelmente la tesi fatta propria dal governo Andreotti, a far lievitare i prezzi sono i commercianti. In particolare, contribuirebbero a decimare i borsellini delle massaie i piccoli commercianti del settore alimentare. E contro di loro si muovono da una parte i calmieri, dall’altra gli accertamenti sui prezzi eseguiti da apposite squadre annonarie: con i risultati che tutti sanno, e cioè praticamente nulli.

Ma i piccoli commercianti non sono d’accordo con questa interpretazione semplicistica e di comodo del problema, che finisce con l’essere un premio per quelli che sono i veri responsabili, i grossisti, gli speculatori, l’intera catena dell’intermediazione parassitaria. Non risponde demagogiche ed inutili ci vogliono a quello che è un serio e pericoloso attentato al potere di acquisto dei lavoratori, ma iniziative positive che mostrino la vera origine del rincaro del costo della vita.

Questa esigenza è stata posta in questi giorni a Vittoria nel corso di una affollata assemblea della cooperativa dettaglianti del settore alimentare “Mercurio”. La cooperativa, che è sorta pochi mesi fa e che è la prima del genere in Sicilia, ha voluto essere una risposta in termini positivi all’indiscriminato attacco che i supermercati e i grandi magazzini hanno sferrato in provincia, nell’intento dichiarato di spazzar via il piccolo e medio commercio. Attraverso l’associazionismo fra i piccoli commercianti, acquistando direttamente dal produttore, e possibile realizzare quei minori costi che significano poi prezzi inferiori al minuto.

All’assemblea, che si è tenuta nei locali del Comune, hanno partecipato gli amministratori. L’amministrazione comunale di Vittoria ha a suo tempo promosso e patrocinato la costituzione della cooperativa “Mercurio”, proprio nell’intento di contribuire in tal modo alla lotta contro il caro-vita.

Ha preso la parola Luciano Sita, vice presidente nazionale del CoNaD (Consorzio Nazionale Dettaglianti) a cui la cooperativa “Mercurio” aderisce. Sita ha esaltato la Funzione dell’Ente locale nei riguardi dell’ammodernamento della rete distributiva, e ha messo in rilievo come oggi solo associandosi ed acquistando collettivamente i dettaglianti possono sfuggire all’accerchiamento dei grandi monopoli del nord, contribuendo alla lotta contro il caro-prezzi.

La costituzione della cooperativa “Mercurio” a Vittoria è – ha anche detto Sita – un modo per far conoscere la realtà meridionale. Alla depressione del Mezzogiorno contribuisce in maniera determinante la concentrazione dei monopoli del nord del settore distributivo: ciò determina arbitrio nei prezzi e rapina delle risorse. I dettaglianti, attraverso l’associazionismo, potranno candidarsi a protagonisti e gestori della rete distributiva. Solo attraverso l’associazionismo – ha proseguito Sita – i dettaglianti potranno acquistare dimensioni aziendali e potere economico adeguati.

Ma certo l’associazionismo da solo non basta: occorre che lo Stato intervenga, assicurando adeguati finanziamenti, una riforma del credito, misure fiscali e misure per la difesa dei prezzi.

All’assemblea hanno partecipato numerosi dettaglianti della vicina Comiso. Anche a Comiso l’amministrazione comunale si propone di promuovere l’associazionismo fra dettaglianti.

CAT

Polemiche per un concorso: ci voleva un tenente per “comandare” 4 vigili?

RAGUSA, 23 ago – Santa Croce Camerina, 6.158 abitanti (secondo i dati dell’ultimo censimento): un piccolo comune della provincia di Ragusa di cui le cronache raramente hanno occasione di occuparsi.

Ma su Santa Croce e la sua amministrazione comunale (una specie di giunta centrista in cui la DC è “magna pars”) val la pena di spendere due parole. Non tutto è limpido ed esente da critiche: come le strane (e scandalose) vicende della vicina spiaggia di Caucana, che del comune di Santa Croce fa parte, dove si è allegramente costruito poco badando agli scavi dell’antica Camarina (e sugli scavi della antica Camarina), e chiudendo spensieratamente per alcune centinaia di metri l’accesso alla spiaggia, ovviamente pubblica.

Ma queste sono vicende troppo frequenti e diffuse un po’ dappertutto, perché se ne possa menare scandalo: certo ci sarebbe da metter mano al codice penale, ma quando si hanno santi in paradiso…

Ed è – dicono maliziosamente a Santa Croce – proprio fidando in questi “santi” paesani che il dott. Scillieri, sindaco (democristiano) di Santa Croce Camerina si è imbarcato in una avventura che lo ha d’un tratto trasformato in un anacronistico monarca da operetta.

Ma ecco la vicenda, nella sua nuda e incredibile essenzialità: qualche tempo addietro il comune di Santa Croce Camerina ha indetto un concorso per un posto di comandante dei vigili urbani (ce ne sono quattro, tra cui uno graduato). Fin qui nulla di strano: anche un piccolo esercito di “pizzardoni” ha bisogno di un capo. E poi, bisogna coprire i posti in organico… Vince un giovane, comunque.

Ma la cosa strana, che ha fatto scandalo, in paese e in provincia, è che, fatto il concorso, il dott. Scillieri, sindaco di Santa Croce Camerina, ha investito, “motu proprio”, usando di poteri che sembra si sia attribuito da sè (novello autocrate) il giovane vincitore neo-comandante del grado di tenente. E non è detto che, di promozione in promozione (sempre per autodeterminazione del sindaco dott. Scillieri), Santa Croce Camerina, nel giro di qualche anno, non finisca con l’avere un comandante delle guardie col grado di colonnello; e i quattro vigili urbani, ovviamente, si chiameranno… reggimento.

La decisione del sindaco ha provocato una dura presa di posizione da parte del gruppo consiliare comunista: in una interrogazione si parla senza mezzi termini di abuso di potere. Nel bando di concorso non era fatto cenno al grado che avrebbe ricoperto il nuovo comandante delle guardie. Occorreva dunque, quanto meno, una delibera della giunta, per legittimare la comunque incredibile e criticabilissima decisione del sindaco.

Questo non c’è stato, e ha provocato reazioni infastidite negli stessi membri e maggioranza, che però, per amore di quieto vivere, sembra non abbiano intenzione di dare battaglia. Si parla dell’eventualità di un ricorso alla magistratura. Ma sembra solo un ipotesi accademica.

Ad ogni buon conto, il neo comandante si è fatto cucire sulla divisa i gradi di tenente. I commenti dei concittadini sono stati e continuano ad essere piuttosto salaci.

CAT