Chi è giornalista e chi proprio non lo è

da L’UNITA’ – SABATO 9 OTTOBRE 2010

C’è chi ha la schiena dritta e chi addomestica le parole,
c’è chi rischia la vita e chi chiede permesso ai potenti

Non ci sono mestieri immacolati a prescindere da chi li eserciti. Ci siamo battuti per molti mesi per evitare che una legge liberticida finisse per imbavagliare i giornalisti e per sottrarre agli italiani il diritto a una stampa libera di informare e di scrivere. È stata una battaglia di principio e di verità: ma nulla toglie al fatto che molti giornalisti occupino abusivamente questa professione. Scegliendo di addomesticare le parole, di metterle al servizio di un padrone, di manipolare i fatti per rendergli un buon servigio.
Succede. E succede spesso. Il caso del direttore e del suo vice al Giornale, sorpresi a organizzare dossieraggi contro la signora Marcegaglia per punirla delle sue opinioni, sono una storia miserabile ma non isolata. Ve lo ricordate l’agente “Betulla”? Renato Farina, vicedirettore di Libero, l’altro foglio della vandea berlusconiana. Continua a leggere

Premio Corrado Alvaro a “C’erano bei cani ma molto seri”

Roma, 10giugno 2010 – Alberto Spampinato, giornalista dell’ANSA, autore del libro ‘C’erano bei cani ma molto seri. Storia di mio fratello Giovanni ucciso perché scriveva troppo’, ed. Ponte alle Grazie, è il vincitore per la sezione giornalismo del X Premio Letterario Nazionale Corrado Alvaro. Lo ha annunciato la Fondazione Corrado Alvaro, durante un incontro a Roma, in Campidoglio, al quale ha partecipato fra gli altri il sindaco Gianni Alemanno.

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Antonio La Monica “Ragusa non ha dimenticato Giovanni”

“Ma secondo me Ragusa non ha affatto dimenticato Giovanni”

Lo scrive il giornalista Antonio La Monica su “La Città” del 5 giugno 2010 

Ragusa, 6 giugno 2010 – Ragusa non ha dimenticato Giovanni Spampinato. Lo dico e lo scrivo perché mi ferisce non poco l’affermazione di Alberto, che di Giovanni è fratello, ogni qualvolta la comunità iblea si riunisce per fare memoria del cronista ucciso nel 1972.

Daniela Ferrara: Che fare a Ragusa dopo il convegno con don Ciotti?

“QUEL MORSO IN PIU’ ”

GIOVANNI SPAMPINATO E L’IMMAGINE DEL GIORNALISMO D’INCHIESTA

Ragusa, 12 mag 2010 – “Nella mia testa si sono aperte migliaia di valvole. Devo versare fuori migliaia di parole o soffocherò. Quindi vi prego di non interrompermi.” (“F.M.Dostoevskij) – “L’Italia è un Paese senza Verità” (L.Sciascia) – Cosa lega Sciascia e Dostoevskij ad un tranquillo pomeriggio ragusano d’Aprile? Apparentemente nulla, eppure chi ha partecipato al Convegno promosso dalle Associazioni “Giovanni Spampinato” e “Libera” sulla figura di Giovanni Spampinato, lo scorso 26 aprile, non può fare a meno di cogliere un sottile filo comune tra queste frasi e gli argomenti trattati. Primo fra tutti

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Giornalisti uccisi. Santa Venerina: Motoraduno Antimafia

Ragusa, 10 maggio 2010 – Un incontro per ravvivare la memoria e difendere la legalità. Questo, e altro, è stato il    Motoraduno di Santa Venerina, organizzato da   “Motoexplora Glub Italia” nelle giornate di sabato 8 e domenica 9 maggio. Due giorni per non dimenticare chi ha pagato il prezzo più alto, perché fosse  garantita a tutti la libertà di essere informati; due giorni per ricordare i giornalisti uccisi dalle varie mafie, perché delle varie mafie avevano parlato e scritto. Temi, luoghi e date scelte non a caso: Santa Venerina, dove riposa Maria Grazia Cutuli;  la provincia di Catania, teatro operativo di Pippo Fava e dove lo stesso fu ucciso;  le due date, 8 e 9 maggio, a cavallo delle quali fu ucciso Peppino Impastato. E poi il filo del ricordo che lega tutti quanti, quindi  Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Mario Francese, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Beppe Alfano. Il Motoraduno, quindi, come viaggio ideale verso la libertà , coniugata con la legalità,  attraverso le vie della memoria e del ricordo di tutti i giornalisti che hanno sacrificato la propria vita per la libera informazione, nel tempo in cui gli occhi dei reporter si tenta di tenerli  sempre più lontani dai luoghi dove avvengono i fatti, secondo un modello di giornalismo embeded, che non riguarda solo i fronti di guerra, ma sempre di più quelli della pace e dove sempre più spesso bisogna accontentarsi  delle verità ufficiali, che informano  poco per fare raccontare  ancora meno.

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Fabio Pannuzzo: Dopo convegno con don Ciotti c’è tanto da fare

RAGUSA, 3 maggio 2010 – Vi ringrazio per il convegno del 26 aprile 2010 alla Sala Avis con don Luigi Ciotti. Ragusa sta rispondendo. Eravamo veramente in tanti e la sala era strapiena. Da un anno a questa parte si è fatto tanto per far uscire dal buio dell’oblio la figura di Giovanni. Ma, come ha detto Alberto Spampinato, ancora tanto si deve fare perchè si possano vedere segni concreti di questo cambio di tendenza a Ragusa.
Io sto continuando la mia ricerca per la tesi sui temi di cui si occupava Giovanni Spampinato nelle sue inchieste, e mi sono accorto che non solo a Ragusa, ma anche nelle altre biblioteche della provincia non si dà la possibilità a un cittadino qualunque, a un giovane, di farsi un’idea di quello che accadde qui appena 40 anni fa. Alcune biblioteche sono chiuse, (si dice per lavori di restauro) e i periodici non sono consultabili, e non si sa nemmeno fra quanti anni saranno riconsultabili. Altre biblioteche, invece, non possiedono periodici di quel periodo storico della nostra provincia. Altre ancora hanno solo alcune copie di un quotidiano che preferiva non riportare certe notizie. La stessa cosa vale per la provincia di Siracusa e Catania. Forse qualcosa si può trovare a Catania e a Palermo presso le biblioteche centrali regionali. Speriamo bene!! Continuate così! Nel mio piccolo voglio collaborare e sostenere questo vostro impegno.
Fabio Pannuzzo, studente di Ragusa

Don Ciotti a Ragusa: «Non si può tacere, salite sui tetti a denunciare»

Da “La Sicilia” del 28 Aprile 2010

“Non mi terrò in silenzio, non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada”. Usa le parole del profeta Isaia don Luigi Ciotti. Parla di ferita inferta alla famiglia, rivolgendosi in sala all’amico Alberto Spampinato, ma anche all’intera comunità ragusana, o almeno a “quella onesta e perbene” che, dopo 38 anni, attende ancora verità e giustizia. “Dobbiamo conoscere la storia di Giovanni e sapere che è stato ucciso perché difendeva la libertà in una terra di soprusi e di sopraffazione”. Alla sala Avis, gremita all’inverosimile, il presidente di Libera ricorda la figura di Giovanni Spampinato, cronista de L’Ora, assassinato il 27 ottobre 1972. “Era un giornalista coraggioso che non si fermava alla superficie dei fatti. Scendeva in profondità, com’è necessario per conoscere la verità. Non c’è dubbio che lo hanno ucciso per questo”. E ribadisce: “Spampinato e gli altri giornalisti caduti ci hanno dimostrato sulla loro pelle il costo delle parole. È stata tutta gente che ha subìto continuamente quello che io definisco ’il morso del più’, del fare sempre di più. Credetemi – aggiunge – il nuovo peccato di oggi è la superficialità del sapere, ma anche la dipendenza dell’informazione da poteri politici ed economici”. “La nostra bussola deve essere l’art. 21 della Costituzione – continua -. Una democrazia non può vivere senza una libera informazione. Salite sui tetti a denunciare – ammonisce don Ciotti, ricordando le parole di don Peppino Diana, ucciso dalla camorra – e se è il caso provate non solo indignazione, ma disgusto per quello che vedete. Non si può rimanere in silenzio”. Un lungo applauso allora quando non risparmia di ricordare il conflitto tra pubblico e privato, il condizionamento costante degli organismi di garanzia, lo scandaloso disegno di legge sulle intercettazioni, la distorsione della notizia. E lo fa accanto a Franco Nicastro, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sicilia e ad Alberto Cicero, segretario dell’Assostampa siciliana. “Spampinato – dice Nicastro – è stato dimenticato dai ragusani, complice anche una certa stampa che non ha fatto il suo dovere e che ha puntualmente delegittimato il suo lavoro al pari dei tribunali”. Alberto Cicero ha poi sottolineato la difficoltà per un giornalista di “tenere la schiena diritta” spesso a causa di indecenti condizioni lavorative.

Silvia Ragusa

Convegno con don Ciotti a Ragusa: Noi e Giovanni. Una vittima dimenticata e il dovere della memoria Ricordi, testimonianze, proposte

Lunedì 26 aprile alle ore 17 a Ragusa incontro pubblico con don Luigi Ciotti presidente di Libera – Associazione nomi e  numeri contro le mafie: Noi e Giovanni. Una vittima dimenticata  e il dovere della memoria  Ricordi, testimonianze, proposte Sala AVIS –  Via V. E. Orlando, 1/A
Promotori: Associazione Giovanni Spampinato, Libera- Coordinamento provinciale, con il patrocinio del Comune  e della Provincia di Ragusa.

Interverranno: Nello Dipasquale, sindaco di Ragusa; Franco Antoci, pres. Provincia; Alberto Cicero, segretario dell’Associazione Stampa Siciliana; Franco Nicastro, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia; Alberto Spampinato, fratello di Giovanni.