Fu vittima di quel fascismo carsico che periodicamente riemerge

 In Sicilia l’impegno civile dei giornalisti è stato pagato con una strage di cronisti. Otto morti dal Dopoguerra. Dopo Cosimo Cristina e Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato fu il terzo cronista del giornale L’Ora ad essere eliminato. Scriveva, Spampinato, dei rapporti, nel Ragusano, tra i fascisti e la malavita organizzata. Gli assassinati de L’Ora, un giornale di frontiera che per primo, e da solo, si è occupato dei legami fra mafia e politica, subendo, nella sua sede palermitana, un attentato con bombe. Di mafia e potere politico si occupava L’Ora, ma anche di quel fascismo carsico che di tempo in tempo riemerge, come oggi in questa Italia governata da Berlusconi. Quell’ “eterno fascismo italiano”, di cui ha scritto Carlo Levi, contro cui si scontrò Giovanni Spampinato nella sua ricerca di verità, pagando con la vita. La sua storia è simile a quella di tanti altri cronisti, scrittori, magistrati, umili servitori dello Stato uccisi per il loro senso del dovere civile e della dignità umana.

Credo che Alberto abbia vissuto la vita destinata a Giovanni

Non ho mai conosciuto Giovanni Spampinato, e me ne rammarico. Ne ho soltanto letto. Ho conosciuto bene però suo fratello, Alberto. E ho quasi l’impressione che Alberto Spampinato abbia vissuto la vita destinata a suo fratello. Si è innestato sul suo tronco, ereditandone il mestiere, gli affetti, la lezione morale. E si è battuto, anche quando nessuno o quasi gli prestava ascolto, per farlo vivere ancora, nella memoria. In un paese e in un mestiere dove sembrano emergere solo i “personaggi”, questo libro ci affida invece una persona vera, assassinata e ricostruita pezzo a pezzo, attraverso il suo lavoro, il ricordo di chi l’ha amata, e le responsabilità di chi l’ha spenta.

Giovanni Spampinato ha onorato il giornalismo italiano e la legalità

Giovanni Spampinato ha onorato la professione giornalistica e i valori di verità, legalità e giustizia.  E’ importante che si rifletta sul giornalismo di inchiesta attraverso la storia dei cronisti come lui che in ogni parte d’Italia hanno offerto significative testimonianze di coraggio professionale, di impegno civile e di dedizione ai principi costituzionali di democrazia e libertà. Queste storie, drammatiche ma esemplari, vanno conosciute come parte essenziale di una memoria condivisa da trasmettere alle nuove leve del giornalismo e alle nuove generazioni.  (novembre 2009, per il libro “C’erano bei cani ma molto seri”)

“Giovanni intuì il nesso fra stragi e destra eversiva, mi ricorda Pasolini”

Luciano Mirone  è un giornalista e uno scrittore siciliano. E’ autore del libro “Gli Insabbiati- Storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall’indifferenza”, Ed.Castelvecchi – Il libro contiene la storia di ciascuno degli otto giornalisti uccisi in Sicilia. Su Giovanni Spampinato offre la più accurate e approfondita ricostruzione della vicenda e dei processi sul suo assassinio. Questo articolo è stato scritto per un libro sulle inchieste di Giovanni Spampinato, in attesa di pubblicazione. Continua a leggere

Altri cronisti tenevano le notizie sgradite nel cassetto

Giovanni era un giovane , appassionato e bravo cronista. Fece il suo lavoro con rigore anche quando, a febbraio del ’72, fu scoperto il cadavere di un costruttore edile e nella vicenda risultò implicato il figlio del presidente del tribunale di Ragusa. Giovanni lavorò e scrisse, nel silenzio dei colleghi che tenevano nel cassetto cose sgradite ai potenti. Lavorò e scrisse, malgrado le minacce, mentre la storia si intrecciava alle inquietanti manovre dei neofascisti in città. Lavorò e scrisse fino a quando il figlio del magistrato lo uccise.

Il nesso col delitto Tumino e l’allarme che non riuscimmo a cogliere

Ragusa, 6 novembre 2007 –Sono orgoglioso del lavoro di Giovanni, dell’impegno che egli vi ha sempre profuso, della limpidezza morale della figura di mio figlio così come emerge dai suoi articoli. In famiglia seguivamo con partecipazione il suo lavoro e adesso sentiamo non solo la mancanza incolmabile di un figlio, ma anche quella delle telefonate al giornale, del ticchettio della macchina da scrivere, di quella nobile maniera di Giovanni di esprimere il proprio impegno civile e politico”.

Con queste parole di Giuseppe Spampinato, padre del giornalista assassinato il 27 ottobre 1972, magistralmente lette da Giorgio Sparacino, si è aperto e chiuso il recital dell’”Inchiesta drammaturgica sul caso Spampinato”, montata con sapienza drammatica e perizia tecnica da Roberto Rossi e Danilo Schininà. I due giovani autori hanno composto l’opera con grande rigore filologico, utilizzando l’ampia documentazione offerta dagli articoli di stampa, dai rapporti della polizia giudiziaria, dalle deposizioni e testimonianze dei protagonisti di quella tragica vicenda che scosse Ragusa e l’Italia. (…)

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