Ibio Paolucci. 17 marzo 1972

Segrate. L’uomo morto sul traliccio è Feltrinelli

Milano, 17 marzo 1972 – L’uomo trovato dilaniato da una esplosione sotto un traliccio dell’alta tensione nelle campagne di Segrate presso Milano, è l’editore e industriale Gian Giacomo Feltrinelli.

Il riconoscimento della salma è stato fatto stasera all’obitorio di Milano, alle ore 23,30, dalla ex moglie Inge Schoental, alla presenza del sostituto procuratore Pomarici, del capo dell’ufficio politico dalla questura Allegra e del maggiore dei carabinieri Rossi.

 Il riconoscimento, come abbiamo detto, è avvenuto a conclusione di una giornata convulsa, in cui le notizie e le smentite si sono intrecciate in un ritmo frenetico. Già però due elementi avevano praticamente resa sicura la notizia che si trattasse di Feltrinelli: le fotografie dell’ultima donna Sibilla Melega con la quale Feltrinelli conviveva e del figlio Carlo in una tasca del cadavere; il riscontro, peraltro dubbio, delle impronte digitali.

 Le due foto sono piccolissime e i volti che vi erano raffigurati erano assolutamente irriconoscibili. Si è dovuto procedere ad un ingrandimento, fatto il quale i due ritratti sono risultati di Sibilla Melega e del figlio avuto da Inge Schoental. Le impronte del cadavere riguardano le falangine: i polpastrelli infatti sono bruciacchiati.

 La notizia esplosa verso le 10 del mattino e accolta, in un primo momento, con profondo scetticismo da tutti, è risultata sempre più attendibile man mano che passavano le ore. Già il movimento che si notava al palazzo di giustizia negli uffici del procuratore capo della Repubblica e del procuratore generale facevano presumere che qualcosa di molto grosso fosse nell’aria.

 Assieme all’intrecciarsi frenetico delle telefonate cominciavano a sorgere anche i primi inquietanti interrogativi: perché mai un uomo ricco, un miliardario, come Feltrinelli si sarebbe recato da solo a piazzare dinamite sotto un traliccio? La fotografia pubblicata dai giornali, ripresa da quella della carta di identità con il falso nome di Vincenzo Maggioni, 46 anni, veniva girata da tutte le parti, e c’era naturalmente chi giurava che essa fosse somigliantissima a quella dell’editore e chi invece sosteneva a spada tratta il contrario.

 Ma, intanto, nell’ufficio del procuratore capo della Repubblica De Peppo si trattenevano, per un’ora almeno, il comandante del gruppo carabinieri colonnello Petrini col maggiore Rossi, presenti anche il capo dell’ufficio politico della questura Allegra e il commissario Calabresi.

 Tutti questi personaggi, assieme al sostituto Antonio Bevere, il primo magistrato incaricato delle indagini, si sono trasferiti nell’ufficio del procuratore generale Bianchi D’Espinosa. Contemporaneamente si preannunciavano comunicati ufficiali e la notizia, pur smentita, risultava confermata da altre fonti autorevoli.

 Uno dei magistrati pressato dai giornalisti che facevano esplicitamente il nome di Feltrinelli, ha detto ufficialmente «non possiamo ancora dire nulla su una vicenda che non si può ritenere ufficialmente ancora conclusa. Mi rendo conto che ciò è ridicolo, perché si tratta di una circostanza che ormai sembra che tutta l’Italia conosca. Ma per il momento, ripeto, non si può ancora dire nulla».

 È una dichiarazione che riferiamo perché può servire a dare il clima creatosi attorno alla sensazionale notizia.

 Verso le cinque del pomeriggio, cinque dei sei magistrati che seguono il caso sono partiti a bordo di una auto dei carabinieri, con targhe civili, per alcune città del Nord o, in aereo, per città del Centro e del Sud. La decisione di estendere le indagini è stata presa durante il «vertice» e dopo aver esaminato documenti ritenuti interessanti nonché alcuni indirizzi che sarebbero stati trovati a bordo della «Volkswagen», il pullmino attrezzato di tutto punto per abitarvi trovato a circa trecento metri di distanza dal traliccio.

 In particolare le perquisizioni si sono svolte a Villadeati, in provincia di Alessandria dove Feltrinelli possiede una villa; nel comune appenninico di Grizzana, in località Montecucco, in provincia di Bologna, a Chivasso, a Genova e in varie altre città.

 Fra le prime reazioni alla clamorosa notizia vi è stato un comunicato firmato oltre che dalla casa editrice e dalle librerie Feltrinelli da alcune personalità milanesi e dal Movimento studentesco. In esso si afferma che Feltrinelli è stato assassinato.

Tale comunicato è stato distribuito nel pomeriggio di oggi all’Università statale dal Movimento studentesco nel corso di una assemblea.

 Ecco il testo: «Gian Giacomo Feltrinelli è stato assassinato. Dalle bombe del 25 aprrile si è cercato di accusare l’editore di essere il finanziatore e l’ispiratore di diversi attentati attribuiti agli anarchici. Il potere politico, il governo, il capitalismo internazionale avevano bisogno di un mandante. Non era possibile che un gruppo di anarchici potesse essere considerato organizzatore ed esecutore esclusivo di un disegno criminoso che ha portato alla strage di stato. Feltrinelli era il mandante ideale: amico di Fidel Castro, legato idealmente al movimento di liberazione dell’America Latina, uomo coerentemente di sinistra. Per di più la sua ricchezza e la sua posizione sociale ne facevano il personaggio ideale con cui chiudere in pace la coscienza dei benpensanti italiani».

 L’accusa, come si vede, è esplicita. Di essa si è parlato anche nel corso di un incontro col sostituto procuratore Antonio Bevere, il quale si è stretto nelle spalle. Questo scambio di battute con i giornalisti – una specie di conferenza stampa – c’è stato alle 19 di oggi, nella sede del Comando dei carabinieri, dove si è svolto il «vertice» di cui abbiamo detto.

 È stato anche chiesto al magistrato se poteva precisare l’ora esatta della morte: ha detto di non saperlo con precisione, ma di ritenere che l’uomo sia morto mentre, a cavallo di un traliccio, sistemava un tubo di dinamite. Il cadavere era molto rigido; una gamba era lontana venti metri dal corpo. A questo proposito era circolata la voce, poi smentita, ma raccolta dal quotidiano torinese «La stampa» che i carabinieri avrebbero rimosso il corpo prima dell’intervento – prescritto dalla legge – del magistrato.

 Questa, al momento in cui scriviamo, la cronaca convulsa del fatto sensazionale, in cui molti sono gli elementi tali da suscitare gravi interrogativi. L’ipotesi che viene avanzata è che Feltrinelli sia stato ucciso e poi portato sotto il traliccio. Mancano finora elementi di fatto a sostegno ditale gravissima ipotesi. Anche l’immediata presenza sul posto di elementi del servizio segreto di controspionaggio (Sid) resa nota da diversi quotidiani non può da sola assumere un significato tanto grave.

 Il personaggio Feltrinelli è legato a storie complesse e non sempre chiare. Su taluni suoi atteggiamenti pseudo-rivoluzionari, improntati ad una logica inaccettabile, abbiamo avuto modo, nel passato, di esprimere il nostro giudizio severo. Ma ora si dice che sarebbe andato a piazzare dinamite sotto un traliccio allo scopo ovvio di alimentare il clima di tensione tanto caro e tanto utile alle forze della destra.

 Per questo – ripetiamo – la nostra richiesta è che al più presto si faccia luce su questo episodio che, in ogni caso, si inserisce nel clima torbido voluto dalle forze politiche interessate specialmente in periodo elettorale a provocare un’atmosfera di disordine e di confusione nel Paese.

Ibio Paolucci