Giovanni Spampinato. L'Ora, 27 gennaio 1972

Ragusa: In primavera il piano regolatore

RAGUSA, 27 gen – Ieri i lavoratori e gli studenti che lunedì avevano occupato il Comune di Ragusa vi sono ritornati per sapere cosa hanno ottenuto a Palermo le delegazioni sindacali e quella popolare eletta durante l’occupazione.

La breve assemblea, cui hanno partecipato poco meno di mille persone, ha appreso dal sindaco e dai rappresentanti sindacali che dagli incontri palermitani sono venuti alcuni importanti impegni.

L’assessore allo Sviluppo economico, on. Tepedino, ha assicurato che il piano regolatore sarà portato all’esame della commissione tecnica amministrativa nella prossima riunione di febbraio; l’iter successivo sarà brevissimo, cosicché si dovrebbe disporre dello strumento urbanistico in primavera.

L’assessore al Lavoro, onorevole Aleppo, ha preso l’impegno di istituire tre cantieri di lavoro straordinari che occuperanno 90 lavoratori per tre mesi. Nell’incontro di lunedì sera, mentre il palazzo di città era ancora occupato, il presidente della Regione, on. Fasino, oltre a preannunciare l’impegno preso successivamente dagli assessori, aveva preso l’impegno di convocare una riunione con i rappresentanti dell’ENI, dell’EMS e della AZASI per concordare nuove iniziative da parte degli enti pubblici in provincia per risolvere la crisi occupazionale, e di realizzare le opere individuate dalle consulte zonali dell’ESA come prioritarie per un importo di tre miliardi. Si tratta di risultati importanti (la ripresa della attività edilizia sarà un tampone all’emigrazione di massa), ma ancora insufficienti a risolvere il problema della piena occupazione.

La Provincia di Ragusa, seppure in misura minore di altre siciliane, ha sub^ito dal dopoguerra a oggi una costante emorragia di mano d’opera; circa il dieci per cento della popolazione è emigrata in venti anni. Nei paesi montani la popolazione è diminuita in assoluto. Il “miracolo” delle serre di primaticci non è bastato a impedire (e non poteva da solo bastare) il fenomeno della fuga dalle campagne.

Di industrie di dimensioni apprezzabili ne esiste soltanto una, l’ABCD, e il rilevamento di essa da parte dell’ENI ha significato, con investimenti di 22 miliardi, la diminuzione in quattro anni da 1850 a 850 unità impiegate.

Le piccole industrie, dolcerie, il lanificio, gli stucchifici, occupano complessivamente poche migliaia di lavoratori. Così si verifica il fenomeno patologico di una economia in cui il settore terziario (commercio e servizi) ha la prevalenza per numero di addetti su quello produttivo (agricoltura e industria).

Il malessere e l’esasperazione dell’intera popolazione, in particolare degli edili disoccupati, e degli studenti senza prospettive di lavoro sono andati crescendo di giorno in giorno. Così lunedì 24 l’occupazione al comune non è stata un fatto simbolico, ma è nata dalla decisione di lottare finché non si vedesse un qualche risultato positivo, perché i precedenti scioperi, come quello del 29 novembre, non avevano portato a niente, e l’on. Fasino si era persino rifiutato di ricevere i rappresentanti dei sindacati, ma si è trattato di un movimento democratico di massa, da cui i fascisti e gli avventurieri di ogni colorazione sono rimasti tagliati fuori. Di un movimento che non ha smobilitato e che ha creato nell’azione quella saldatura tra operai e studenti che prima era solo nelle affermazioni nel corso di manifestazioni, una saldatura importante che esprimerà con forza le esigenze di base di un modo nuovo di far politica, di cui i partiti e i sindacati non potranno non tenere conto ricevendone stimolo e forza.

CAT