Giovanni Spampinato. L 'Ora, 2-3 ottobre 1969

Pioggia torrenziale a Ragusa: solo così è arrivata l’acqua

RAGUSA, 2 ott. – Le recenti piogge, hanno provocato danni d’ogni genere in tutta la Sicilia. Ma qualche volta non tutto il male viene per nuocere: le cisterne e i bacini artificiali che avevano esaurito o stavano per esaurire le loro riserve d’acqua, si sono nuovamente riempiti, placando i timori che si nutrivano per le sorti dell’agricoltura e dell’industria.

Le riserve di uno dei bacini artificiali più importanti per l ‘economia della Sicilia Orientale, quello creato per la costruzione della diga del Ragoleto sul fiume Dirillo in territorio di Licodia Eubea si erano ridotte negli ultimi giorni a cinque milioni di metri cubi.

L’acqua del bacino viene utilizzata per usi industriali dall’ ANIC di Gela e per usi potabili dal villaggio residenziale abitato dai suoi dipendenti. Il consumo mensile si aggira sui novecentomila metri cubi, cosicché si prevedeva di poter contare su un’autonomia di cinque o sei mesi, al termine dei quali si sarebbero potute verificare drammatiche situazioni, con il licenziamento forzato .di migliaia di dipendenti e l’interruzione dell’erogazione dell’acqua al villaggio.

Le allarmistiche previsioni che abbiamo riportato erano contenute in un comunicato dell’ANIC, in cui si sollecitava il prefetto di Ragusa a rendere subito possibile l’esproprio dei terreni su cui dovrà passare l’acquedotto che addurrà l’acqua reperita dall’Idrosud (industria privata catanese) per conto dell’ENI nel territorio di Comiso. Il palese tentativo di creare un clima di apprensione per le sorti dell’economia gelese, da utilizzare per determinare una più rapida soluzione del problema, è fallito per il verificarsi, proprio al momento della pubblicazione del comunicato, di quelle eccezionali condizioni atmosferiche, che non si prevedeva così prossimo.

Ma non per questo il problema può dirsi risolto. La soluzione in verità è tutt’altro che semplice, essendo molteplici e notevolissimi gli interessi in gioco, che investono l ‘intera economia di una vasta zona compresa tra le province di Ragusa e Caltanissetta.

Gli agricoltori del Ragusano temono che l’adduzione delle acque del nostro sottosuolo a Gela possa comportare il depauperamento delle risorse idriche indispensabili per la sopravvivenza di una economia agricola fondata sulla coltivazione di primaticci e sull’allevamento.

L’industria gelese, da parte sua, ha bisogno di quel margine di sicurezza nell’approvvigionamento che oggi non esiste, e in attesa della costruzione del tanto discusso impianto di desalazione ha deciso di puntare sulla trivellazione della pianura ragusana. Qualche tempo fa, personalità responsabili dell ‘Amministrazione Provinciale di Ragusa ebbero a dichiarare che il problema potrà risolversi in maniera soddisfacente per tutti solo quando si procederà ad un accurato censimento delle risorse idriche ·della zona, in base al quale si potranno stabilire le priorità e i modi di impiego delle acque cercando di conciliare nei limiti del possibile le legittime esigenze di tutti i settori interessati.

Ma fino ad oggi tutto questo, a quanto ci risulta, non è stato fatto. Intanto si apprende che il prefetto di Ragusa ha emesso il decreto per l’occupazione d ‘urgenza di alcuni terreni che saranno attraversati dal costruendo acquedotto. Con questo il discorso sembra chiuso, con l’aggiudicazione del primo round all’industria. Ma, ripetiamo, occorre dare al più presto una soluzione complessiva al problema ricercando le alternative più idonee e razionali.

Ciò richiede evidentemente una volontà e una capacità politiche che finora sembrano essere mancate.

TOM