Giovanni Spampinato Dialogo, A. III. n. 3-4, Ragusa, marzo-aprile 1969

Ragusa. La stampa e i suoi padroni

“I giovani pretendono esseri presi sul serio”

… e non si peritano, con le loro noiose quanto vane iniziative, di turbare sane manifestazioni di alto valore socio-culturale, quali il Veglionissimo della Stampa.

Con deprecabile mancanza di tatto, per la stessa giornata (benché con parecchie ore di anticipo), veniva organizzata una di quelle tavole rotonde, in cui da qualche tempo i giovani sfaccendati della nostra città sono soliti lagnarsi sulle questioni più peregrine (nel caso, trattavasi della disoccupazione dei giovani diplomati!).

Come si vede, il futile argomento non meritava certo l’attenzione di quelle autorità e di quei giornalisti (impegnati in questioni di ben altra portata!), che molto ingenuamente erano stati invitati.

Tuttavia, dopo qualche giorno, attingendo le sue notizie da misteriose fonti (o forse servendosi di arti divinatorie a noi, poveri dilettanti ignote), un noto quotidiano locale pubblicava un sostanzioso resoconto del dibattito, con titolo e su quattro colonne.

In esso, insieme al altre preziosità, si leggeva testualmente che le autorità “dovrebbero intervenire se non altro per chiarire problemi e dissipare equivoci e malintesi, che potrebbero essere sfruttati e strumentalizzati da chi ne ha interesse”, attribuendo queste affermazioni ad uno dei relatori, il quale aveva invece rivolto una esplicita denuncia alla mancanza di senso civico e alla distorta concezione del potere delle autorità locali, che con il loro disinteressamento ed assenteismo rendono difficile e lontana la soluzione dei problemi della nostra città.

Usando simili eccelsi processi alchimistici, si gioca evidentemente sull’equivoco e non senza una ragione: sventolando lo spauracchio di fantomatici “strumentalizzatori”, in pratica si tenta di mettere a tacere le rivendicazioni di chi chiede semplicemente giustizia.

E’ la solita tattica della stampa sedicente “di informazione”, o “di opinione”, la cui funzione e in effetti di mistificazione al servizio di precisi interessi costituiti.

Detta stampa da qualche tempo ama autodefinirsi “contestataria”, anzi l’unica vera stampa di contestazione. La sua contestazione si svolge in forme assai bonarie, in verità (vedi il garbato e molto urbano Don Carmenu del citato settimanale), e ottiene a volte risultati non indifferenti: capita infatti, dopo che la grave situazione di disagio di una via o di una piazza è stata energicamente sottolineata, che venga sostituita la lampadina bruciata o rimesso il palo che dava fastidio.

Alla faccia della contestazione! Ma ognuno fa secondo le sue possibilità.

Giovanni Spampinato; Dialogo, A. III, n. 3-4, marzo-aprile 1969

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